Fintantoché non avrò trovato la parola perfetta, ogni punto che metterò nella mia scrittura, starà solo ad indicare un nuovo inizio.

Chi sono….dunque come raccontarmi? Classe ’76, romana di origine con sangue sardo nelle vene, sono approdata in Toscana all’età giusta per prenderne la cadenza!!

Appena appreso a leggere e scrivere ho capito che in me c’era qualcosa che prima o poi doveva emergere, uscire ed esprimersi. L’inesauribile sete di lettura non si appagava neanche con i molteplici regali conditi da un “visto che ti piace leggere!” che mi hanno accompagnata per un po’ di anni. Ricordo come fosse ora una mattina, seduta al tavolo della casa di Ales, a scrivere e riscrivere in una grafia che cercava di avvicinarsi sempre più ad una calligrafia, pagine di lettere in corsivo e spronata da mia nonna, avvicinare mia cugina in età prescolare a questa che per me era una forma d’arte. Sentivo di esserne entrata a far parte: ora toccava a me comportarmi bene, amarla, rispettarla e divulgarla!

Dentro di me cresceva il desiderio di esprimermi, ma non capivo ancora come. Avrò avuto più o meno 12 anni. Decisi che sarei diventata giornalista… ma più andavo avanti e più sentivo che non c’erano rubriche adatte a ciò che volevo dire. Alla scelta del liceo optai per il linguistico, “male che vada farò la traduttrice, scriverò in un’altra lingua l’opera di qualcun altro”.  E poi che fare? Nascevano allora le prime scuole private di giornalismo… troppo lontane, troppo costose e l’idea non mi prendeva alla gola come mi aspettavo.

Mentre continuavo a far traslochi da una città all’altra con la mia famiglia, ho preso quella che su due piedi sembrava la scelta più semplice: Facoltà di Lingue e Letterature Straniere.  Qui imparai a limare ancora i miei sogni e devo dire di aver avuto un’ottima “maestra di vita”, la carissima Alba Ceccarelli Pellegrino, docente di letteratura francese, che ancora oggi segue le mie vicende e con la quale tengo una piacevole corrispondenza d’altri tempi… ebbene sì, con carta penna e francobollo! Durante quegli anni ho capito che ciò che amavo non era scrivere un racconto o un romanzo di mio pugno, ma fare ricerca, studiare, leggere, conoscere e poi scrivere qualcosa di nuovo, di mio. Durante gli anni del Dottorato di Ricerca presso l’Università degli Studi di Siena, ho iniziato una bellissima collaborazione e condivisione di idee e punti di vista (che continua tuttora!) con uno dei massimi esperti in Letteratura di Viaggio: Attilio Brilli. Attraverso la sua infinita conoscenza e la bellissima raccolta di testi di viaggiatori stranieri dei secoli passati, sono entrata in un mondo fatto di continue ed affascinanti scoperte.

E così, delineando i miei sogni e perseverando nelle mie convinzioni, sono approdata a tutto ciò che dai 12 anni in su avevo iniziato a sperare di poter fare: oggi scrivo su riviste e quotidiani, traduco libri dal francese e dall’inglese, scrivo saggi e guide storico-letterarie. Tengo anche lezioni, seminari e conferenze in alcune Università e…timida come sono, ho anche fatto un paio di dirette in radio parlando delle tematiche che studio!!  Questa storia la racconto spesso alla mia Piccola Donna, perché capisca che i sogni non si mollano mai, e anche quando sembrano apparentemente irraggiungibili… devi crederci! Per te stessa, non per altri.

Nonostante non afferisca a nessuna università, ci metto nel mio lavoro l’ingrediente più importante: la passione. La lettura e la scrittura continuano a far parte della mia vita e si incontrano in quello che chiamo viaggio letterario, ovvero la creazione di itinerari nuovi, la proposta di rileggere il paesaggio con uno sguardo inedito, attraverso le parole di autori e artisti del passato, sempre accompagnata dai miei fedeli compagni di viaggio: i viaggiatori stranieri del passato.

Ah… su invito (o dovrei dire “sotto pressione”?) della mia amica Lucia, ho iniziato a scrivere ciò che non avrei mai pensato di fare: una sorta di racconto, romanzo… non so dove mi porterà e se diventerà qualcosa. Ma posso assicurarvi che, come affermava Beatrix Potter

C’è qualcosa di eccitante nello scrivere le prime parole di un racconto, non puoi mai prevedere dove ti porteranno.