Piccoli borghi e la “strana” usanza di salutarsi…

Lontani dalle grandi città, dal traffico e dalla frenesia che ormai caratterizzano la vita e la quotidianità della maggior parte di noi, ci sono piccoli borghi silenziosi che se ne restano in disparte, strade e porte aperte per chi ha il desiderio di addentrarvisi e scoprirli. E’ in uno di questi che già all’età di due anni ho lasciato qualcosa di me… ed è lì che ho imparato quella “strana” usanza di salutarsi quando ci si incontra per strada!
Già, perché oggigiorno ormai siamo diventati scettici, ciò che sentiamo in TV o leggiamo sul giornale, la realtà stessa che ci circonda, ci spinge necessariamente ad alzare la guardia e non fidarsi di nessuno, non parlare, non sorridere, non condividere. “Non accettare caramelle dagli sconosciuti” è stato il leitmotiv della nostra infanzia ed è ciò che trasmettiamo, anche se con parole diverse, nel quotidiano ai nostri figli. Oggi che non ci è più concesso girare tranquillamente la sera, fare amicizia, scambiarsi un numero di telefono, e anzi… teniamo nascosti i nostri dati e ci appelliamo continuamente al diritto di tutela della privacy… oggi ci suona così strano passare tra le strade di un piccolo paese, lasciare che occhi locali ci fissino e ci scrutino interrogandosi a vicenda su chi potremmo mai essere, se semplici forestieri di passaggio o nuovi abitanti. E chissà mai cosa ci ha spinti ad arrivare fin lì…

In fondo è come se entrassimo nelle loro case: ci lasciano le porte aperte, e anziché evitare il loro sguardo ed affrettarci nella direzione opposta, dovremmo re-imparare l’arte del saluto cordiale, di quel saluto che si rivolge quando si entra come ospiti in un’abitazione, perché in fondo un paese è una grande famiglia: tutti si conoscono, si aiutano, si salutano. E quando si viaggia si dovrebbero attraversare i luoghi, non passare frettolosamente per raggiungere una meta… la strada stessa è viaggio ed ogni incontro ci arricchisce, ci permette di conoscere e talvolta ci presenta nuovi inaspettati compagni di viaggio!

Pochi giorni fa mi trovavo a Galtellì, in una sorta di trekking letterario (di cui mi appresto a scrivere un articolo!) organizzato su due piedi con mia figlia… passare in quelle strade all’apparenza deserte, alzare lo sguardo ed incrociare quello dei suoi abitanti, lasciarli interrogare su chi fossimo e perché mai ci fossimo spinte fin lì, dove non ci sono negozi di artigianato sardo ad attirare il turista, mi ha fatto sentire catapultata lungo le strade di quel paese in cui ho lasciato parte di me tanti anni fa… In preda a questa sensazione ho alzato lo sguardo ed ho salutato uno ad uno uomini o donne che ho trovato seduti davanti al portone delle proprie abitazioni, a prendere il fresco e chiacchierare. In cambio ho ricevuto il loro saluto e il loro benestare… ho sorriso dentro di me sentendomi parte di quel tutto, come se avessi sfiorato lo spirito del luogo di Galtellì. Ed in fondo era proprio ciò che ero andata a cercare. Poi ho riso alla domanda “mamma, ma li conosci? Perché li saluti??” …e mi sono resa conto che purtroppo, per proteggerla, io per prima le ho detto di “non accettare caramelle dagli sconosciuti”.

Così le ho spiegato l’arte del saluto che in città abbiamo perso, ma che specie nei piccoli paesi di Sardegna, trovo fortunatamente ancora in uso!

Ecco a un tratto la valle aprirsi e sulla cima a picco d’una collina simile a un enorme cumulo di ruderi, apparire le rovine del Castello: da una muraglia nera una finestra azzurra vuota come l’occhio stesso del passato guarda il panorama melanconico roseo di sole nascente, la pianura ondulata con le macchie grigie delle sabbie e le macchie giallognole dei giuncheti, la vena verdastra del fiume, i paesetti bianchi col campanile in mezzo come il pistillo nel fiore, i monticoli sopra i paesetti e in fondo la nuvola color malva e oro delle montagne Nuoresi.

(Grazia Deledda, Canne al vento)

P.S.: un grazie alla mia piccola che viaggia con me, condivide interessi e prospettive, mi offre punti di vista nuovi, fotografa, raccoglie materiale e mi regala belle rielaborazioni grafiche come quella scelta per la copertina di questo post! Unica Hermy!!

 

2 thoughts on “Piccoli borghi e la “strana” usanza di salutarsi…”

  1. Anecdote savoureuse racontée avec l’humour qui te caractérise chère Raffaella !
    Il est vrai que certaines circonstances sont plus favorables que d’autres mais …
    Ma – désormais – longue pratique du “bonjour incongru ” me conduit à penser que , finalement , nous sommes tous un peu reconnaissants et en attente de ce premier pas improbable …et cela même en des lieux s’y prêtant – à priori – très peu .
    Bonne continuation ; te lire est un plaisir !

    1. Merci beaucoup de ton avis! Je suis d’accord à propos de ce “premier pas” qui semble aujourd’hui si difficile!
      Bonne lecture!

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