E per te il viaggio che cos’è?

Sono le 17:00 di venerdì 3 settembre 2021 quando raggiungiamo Villa Paolina a Viareggio e questa domanda è la prima cosa su cui si soffermano i miei occhi: “E per te il viaggio che cos’è?” E’ scritta su uno dei manifesti che “vestono” la villa in cui si svolge il “Festival del Viaggio”, ed è il tema centrale di questa Wall Zine fotografica realizzata dall’Associazione Donne Fotografe. Ciascuna di loro ha dato poi la sua risposta con foto, descrizioni e citazioni. Allora ci provo anche io.
Il viaggio è partenza, ma è anche ritorno. Un ritorno che ti trova cambiato, con uno sguardo diverso, un animo più ricco, il fiato più allenato, la mente piena di ricordi vivi e un’insolita sensazione di benessere.

Il viaggio è sguardo, osservazione, conoscenza, di sè e degli altri, di sè in rapporto agli altri, è confronto, è crescita, è quello che Montaigne chiamava “sfregare il proprio cervello contro quello altrui” per scoprire tutto ciò che non conoscevamo ancora, per condividere ciò che già sappiamo. Se lo viviamo veramente, un viaggio è un vero e proprio “scambio culturale”.

Il viaggio è avventura, è quel qualcosa che, per quanto si possa organizzare, salta fuori all’improvviso e costituirà l’aneddoto da raccontare, da ricordare, da annotare.

Il viaggio è altro e altrove, è tutto ciò che è diverso dal nostro quotidiano vivere. Non serve allontanarsi tanto per comprendere quanto altrove ci sia vicino a noi.

Il viaggio è scrittura, è fotografia, è arte.

Ho cercato di applicare tutto questo a Viareggio, che ospita me ed il Festival del Viaggio in questi giorni. Se facessimo il gioco dell’associazione di parole, verrebbe subito da pensare al Carnevale, al mare, al turismo e alla bellissima passeggiata. Ma se impariamo ad avere occhi diversi scopriremo che Viareggio ha la sua storia, che il suo fascino sta sì in quanto detto, ma anche nelle sue dimore storiche, sta nelle cosiddette “viareggine”, quelle bellissime abitazioni, hotel, caffè in Stile Liberty e Art Nouveau con quel tocco di Decò degli anni ’20 del Novecento.
Se vi trovate a passeggiare lungo Viale Regina Margherita, prestate lo sguardo agli edifici che vi si affacciano: ciascuno di loro ha una storia da raccontare. Dal Bazar Duilio 48, filiale dell’emporio fiorentino ideatore della formula “tutto a 48 centesimi”, al Bagno Balena, al Caffé Margherita, dove Puccini era solito sedere con Marconi, Giordano, Toscanini e altri cari amici per ricrearsi “in semplicità di civili conversari dopo la diuturna fatica intorno all’arte sua immortale”, fino allo Chalet Martini, inaugurato nel 1899, unica struttura lignea rimasta di tutte quelle che caratterizzavano la passeggiata, fino a che l’incendio del 1917 non le danneggió.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Viareggio, Torre del Lago e la Versilia furono scoperti da occhi affascinati, come quelli di artisti e intellettuali italiani e stranieri. Si parla di Thomas Mann, di Giacomo Puccini, Gabriele d’Annunzio, Isadora Duncan, Eleonora Duse, ma anche Galileo Chini, l’artista a cui si devono molte delle decorazioni che caratterizzano gli edifici della città. Fu autore anche di alcuni decori della Villa Puccini così come dello scenografie della Turandot.
Ho colto Viareggio al mattino presto, quando ancora le strade non hanno ripreso il loro brulicante fermento, quando con lo sguardo si può spaziare tra dune di sabbia finissima che si allungano per chilometri, ed i monti di Carrara. E’ un contrasto sublime, quello tra la dolcezza del mare, la morbidezza della sabbia e l’asprezza dei monti. Sentinelle vigili poste a protezione e confine. Ho pranzato al Caffè Margherita, passeggiato tra i tavoli interni della sala bar, immaginato i rendez-vous dei celebri personaggi citati.
Il funerale di Percy Bysshe Shelley, dipinto di Louis Edouard Fournier – Luglio 1889
Di notte ho camminato sulla sabbia fresca, nel buio e, giunta all’altezza di Villa Paolina, ho visto il ricordo di una sabbia in cui la pira arse, in un grande fuoco alimentato da incenso e sale, il corpo di Percy Bisshe Shelley. Era l’estate del 1822. Edward John Trelawny, Lord Byron e Leigh Hunt accompagnarono in questo ultimo viaggio l’amico. Byron non riuscì a vincere il proprio dolore e tornò in carrozza. Hunt e Trelawny trovarono il cor cordium intatto tra le fiamme e lo consegnarono a sua moglie Mary.

Paolina Bonaparte volle edificare la sua villa sul luogo in cui, presumibilmente, si era svolto il funerale dell’amato poeta. Una statua è stata eretta nella piazza a lui intitolata.
Ecco, se togliamo gli orpelli, non ci fermiamo al primo piano, al già visto e già detto, se attendiamo l’ora migliore, quella più insolita, ogni luogo avrà da offrire di per sè un affascinante viaggio nella memoria.